Ansia: come si manifesta e come affrontarla
L’attraversamento dell’ansia: dai sintomi alla comprensione del loro messaggio
L’ansia, nonostante sia una condizione che tutti noi riconosciamo al volo quando ci siamo dentro, si manifesta in mille modi e con mille motivazioni diverse.
Essa costituisce sempre il segnale che qualcosa di potenzialmente destabilizzante sta per arrivare.
A volte il pericolo è davvero reale, altre solo immaginario. Ma anche in questo secondo caso esso, nonostante sia solo nella nostra testa, per noi ha la concretezza di una minaccia vera.
Leggere l’ansia come il segnale di qualcosa che non va, fuori o dentro di noi, ci aiuta nel percorso della comprensione di noi stessi.
Questo ascolto comporta pazienza e tolleranza del tormento che l’ansia ci infligge.
Ci fa andare avanti nonostante la sua presenza sgradita. E alla lunga ci ricompensa con la possibilità di non restarne schiavi passivi e perfino di vivere lunghi periodi senza che si presenti alla nostra porta.
Quali sono i sintomi dell’ansia
Tachicardia, sudore, tensioni, membra che si irrigidiscono, testa nel pallone. Oppure nausea, mal di stomaco, fame d’aria, sensazione di venire meno. E ancora: pensieri fissi, fobie, sensazione di panico, depressione, restrizioni, punizioni o doveri autoimposti.
Queste sono solo alcune delle infinite configurazioni che può assumere l’ansia, malessere insidioso, sfaccettato e camaleontico, spesso compagno fisso di molte esistenze.
L’ansia ama giocare a nascondino, si cela nei malesseri fisici, mima condizioni fisiche estreme o malattie invalidanti, si giustifica nelle preoccupazioni insistenti e si dissimula in tutti i “non posso” , “non devo” o “devo” che diciamo senza nemmeno farci caso.
L’ansia la ritroviamo nei sussulti, nelle fughe, negli indietreggiamenti, nei dubbi, nei contrattempi e negli innumerevoli, quasi inavvertibili limiti che ogni giorno sperimentiamo in rapporto al mondo e agli altri.
L’importanza di capire i diversi volti e i significati dell’ansia
Parlare di ansia senza facili riduzionismi e senza ricette rassicuranti non è quindi per niente semplice, data la sua complessità, sfuggevolezza e capacità imitativa.
Eppure, per poter essere davvero affrontata e non semplicemente silenziata tramite farmaci o trucchetti vari, l’ansia ci chiede questo, lo sforzo di essere rintracciata, riconosciuta dietro i suoi veli, e infine capita.
Il malessere umano, il disagio, la sofferenza di base sono muti, non hanno parole per dirsi. Nemmeno l’ansia, che ne costituisce il segnale, è dotata di parole.
Sta quindi a noi cercare di decifrare perché essa preferisca farci battere il cuore all’impazzata, aggredire lo stomaco o lasciarci in preda ai dubbi e all’altalena delle fughe e dei ritorni.
È il nostro cuore che soffre? Magari il tema è l’amore non corrisposto.
È lo stomaco? Forse stiamo cercando di digerire troppi pesi!
Non riusciamo a prendere una decisione? Si dà il caso che siamo diventati troppo razionali e ci siamo allontanati eccessivamente dalle nostre intuizioni, dai desideri profondi e dagli impulsi più autentici.
Abbiamo paura degli altri? Di sicuro qualcuno, quando eravamo piccoli, ci ha spaventato a morte e non ci è ancora passata.
Siamo continuamente spinti a performare nonostante i traguardi raggiunti, che per altro tendiamo a sminuire? Stiamo disperatamente cercando di compensare un senso interiore di inadeguatezza.
Che cosa vuol dire in concreto tollerare l’ansia
Mentre ci poniamo queste domande e le risposte iniziano ad affacciarsi alla nostra mente sperimentiamo un misto di stupore, sollievo e pianto.
Abbiamo stabilito un punto di contatto con la nostra interiorità profonda, e ciò ci disarma, ci fa sentire più fragili ma nello stesso tempo più forti.
Capire cosa veramente non va è l’anticamera della terapia. Ora possiamo avere cura di noi stessi, avere compassione del nostro peso e del nostro vero dolore.
Ma non aspettandoci la guarigione miracolosa o arrendendoci ai sintomi senza fare più nulla. L’ansia non si scioglie di botto, al solo vedere le cose che nasconde.
È necessario darsi tempo, convivere con i piccoli passi avanti e le ricadute, come accade quando siamo in convalescenza per una malattia o una brutta caduta.
È importante anche distrarsi, riposare, rallentare, concedersi dei momenti di bellezza e introspezione, magari nel silenzio e nella natura.
L’ansia ci chiede di essere capita e tollerata nella sua persistenza, fino al momento in cui allenta naturalmente la presa. Quel momento coincide con il nostro passaggio interno, con il cambio di paradigma, con la pace raggiunta, ed è sempre rivelatore di un cambiamento di sostanza (diverso dal raccontarsela, dal pilotare consapevolmente un atteggiamento o dalla suggestione ).
L’attraversamento dell’ansia: la luce infondo al tunnel
La pacificazione di un conflitto, di una sofferenza, di un vecchio trauma si accompagna al silenzio del sintomo ansioso.
L’ansia non è stata tacitata forzatamente, nulla è avvenuto con la forza.
Abbiamo resistito, abbiamo sofferto, abbiamo elaborato i vari perché, abbiamo distratto la mente e avuto compassione verso noi stessi.
Questo processo, che implica la convivenza con l’ansia, consiste in un attraversamento di una specie di tunnel, al termine del quale ci ritroviamo nuovamente nella luce.
Possiamo respirare, godere della leggerezza ritrovata. Ciò non esclude l’ingresso in ulteriori gallerie, non garantisce l’eliminazione perenne dell’ansia dalla vita.
Ma, se e quando essa si ripresenterà, avremo gli strumenti per non farci distruggere ed esserne sopraffatti.
L’aiuto della psicoterapia nell’aldilà dell’ansia
La psicoterapia è uno dei modi con cui questo processo di attraversamento può essere rappresentato.
Tale “working through” può essere svolto anche in solitudine, se si è dotati di buone capacità introspettive e si ha la naturale predisposizione a porsi delle domande, ricorrendo magari al supporto di letture, hobby particolari e attività creative.
La psicoterapia aggiunge spessore e rafforza il percorso di rigenerazione di chi è già predisposto e aiuta chi fa più fatica ad innescare il processo e ad avanzare in autonomia.
Infondo ogni psicoterapia coincide con un’autoterapia, perché, lungi dal passivizzare, punta a mobilitare le risorse di riparazione che ognuno di noi inconsapevolmente custodisce in se stesso.
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