Il panico e la lacerazione del legame
La psicoanalisi offre una spiegazione convincente del perché le crisi di panico emergano frequentemente proprio dopo una rottura sentimentale o la perdita di un legame significativo.
La psicoanalisi offre una spiegazione convincente del perché le crisi di panico emergano frequentemente proprio dopo una rottura sentimentale o la perdita di un legame significativo.
L'ansia è un affetto che sperimentiamo tutti, chi più frequentemente, chi meno. Essa può manifestarsi sotto forma di attesa angosciosa o di picco improvviso. La sua funzione "ancestrale" è quella di segnalare l'esistenza di eventuali pericoli esterni, che possono minacciare l'Integrità dell'Io.
Spesso vediamo insorgere il panico in persone fortemente legate al raggiungimento di elevati standard qualitativi, soprattutto nel campo dello studio e del lavoro. Di solito le crisi hanno luogo a seguito di un periodo di super lavoro, in cui si è dato fondo a tutte le proprie energie fisiche e mentali. Il panico insorge sia nel caso del raggiungimento dell'agognato risultato, sia in quello contrario dell'insuccesso e della rinuncia.
L'ansia così detta "da prestazione" oggigiorno è molto diffusa a vari livelli, per via della competitività che caratterizza la maggior parte dei contesti sociali. Essere al top, disinvolti, sciolti, positivi, efficienti appare come un vero e proprio diktat che su molti esercita un effetto inibitorio, inducendo un timore sempre crescente di non essere all' altezza delle attese del proprio ambiente.
il vissuto connesso al panico differisce profondamente da quello di un comune attacco d'angoscia, nella misura in cui la violenza e la pervasività con la quale si manifesta sono tali da rendere impossibile il proseguimento di qualsiasi attività.
Tra panico e depressione c’è un legame molto stretto. La forma depressiva che colpisce chi soffre di panico si caratterizza per la predominanza di un senso di rinuncia alla vita, a cui seguono apatia e demoralizzazione. Anche quando il panico è trattato farmacologicamente allo stesso modo osserviamo il presentarsi della depressione.
Esiste un rapporto fra panico e figura paterna. O meglio fra panico e funzione paterna. E’ bene sottolineare questa differenza per non identificare il padre in carne ed ossa con la sua funzione. Che è quella di stabilire dei limiti, dei confini, delle soglie, delle regole. In psicoanalisi vediamo all’opera la funzione limitante paterna nel taglio del cordone ombelicale che lega il figlio alla madre.
Tutti gli esseri umani, con le dovute differenze di intensità e frequenza, si trovano esposti all'esperienza dell'angoscia. C'è unanimità nel considerarla una delle sensazioni più sgradevoli e penose che si possano provare. Infatti, quando si è presi nello stato angoscioso, si percepisce un disagio difficile da localizzare perché tutto il nostro essere sembra in qualche modo venirne catturato.
L'ansia è un affetto che sperimentiamo tutti, chi più frequentemente, chi meno. Essa può manifestarsi sotto forma di attesa angosciosa o di picco improvviso. La sua funzione "ancestrale" è quella di segnalare l'esistenza di eventuali pericoli esterni, che possono minacciare l'Integrità dell'Io.
E’ un dato di fatto ormai assodato: nella civiltà contemporanea tutte le istituzioni sono indebolite e ridimensionate nel loro potere normativo. Nelle famiglie il prestigio e la forza orientativa dell’autorità paterna sono decaduti. Assistiamo a un progressivo sgretolamento degli ideali, a uno sfaldamento della credenza che la vita sia fondata, che abbia cioè alla fin fine un senso.
La psicoanalisi offre una spiegazione convincente del perché le crisi di panico emergano frequentemente proprio dopo una rottura sentimentale o la perdita di un legame significativo.
Nel mio lavoro di psicoterapeuta e psicologo a Milano incontro spessissimo in chi chiede aiuto il panico, un fenomeno che, in virtù della sua diffusione, viene ormai generalmente considerato come una malattia della modernità.
il vissuto connesso al panico differisce profondamente da quello di un comune attacco d'angoscia, nella misura in cui la violenza e la pervasività con la quale si manifesta sono tali da rendere impossibile il proseguimento di qualsiasi attività.
Spesso vediamo insorgere il panico in persone fortemente legate al raggiungimento di elevati standard qualitativi, soprattutto nel campo dello studio e del lavoro. Di solito le crisi hanno luogo a seguito di un periodo di super lavoro, in cui si è dato fondo a tutte le proprie energie fisiche e mentali. Il panico insorge sia nel caso del raggiungimento dell'agognato risultato, sia in quello contrario dell'insuccesso e della rinuncia.
L'ansia così detta "da prestazione" oggigiorno è molto diffusa a vari livelli, per via della competitività che caratterizza la maggior parte dei contesti sociali. Essere al top, disinvolti, sciolti, positivi, efficienti appare come un vero e proprio diktat che su molti esercita un effetto inibitorio, inducendo un timore sempre crescente di non essere all' altezza delle attese del proprio ambiente.
L’angoscia colpisce tutti gli esseri umani, nessuno escluso. Non va confusa con il panico, in cui predomina la sensazione del completo fuori controllo. Nell’angoscia non siamo pienamente vinti, soverchiati dalla paura di impazzire come invece accade nel panico. Ci sentiamo piuttosto in attesa, nelle vicinanze di un pericolo imminente dai caratteri non ben definiti.