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Senso di colpa: come riconoscerlo e come gestirlo

Quadro con squalo | Sibilla Ulivi - psicologo Milano

Le diverse declinazioni del senso di colpa e il trattamento in psicoterapia del senso di colpa inconscio

Quando si parla di senso di colpa è opportuno distinguere le sue diverse declinazioni. Non esiste infatti un’unica tipologia di senso di colpa e non tutte le sue sfumature hanno un carattere patologico.

Sostanzialmente le tre grandi categorie di senso di colpa comprendono: un senso di colpa “normale” ovvero appropriato, congruo con la situazione che lo scatena e tipico dell’uomo civilizzato, un senso di colpa generico, superficiale, legato a situazioni di poco conto e infine un senso di colpa inconscio, che comporta tormento, autodenigrazione e forte sofferenza di natura soprattutto depressiva.

L’ultima categoria è quella che desta l’attenzione dei clinici, perché porta con sé un disagio sproporzionato e impedisce di vivere serenamente la propria vita e i rapporti interpersonali. Essa tuttavia risulta trattabile tramite la psicoterapia a orientamento psicodinamico.

Il senso di colpa “normale”

Sentirsi davvero in colpa a causa di un’azione aggressiva o lesiva nei confronti di qualcuno è un bene più che un male, perché da tale malessere può scaturire la motivazione a migliorare il proprio autocontrollo e il proprio profilo “etico”.

Provare del rammarico per aver fatto del male è un forte deterrente alla reiterazione del comportamento scorretto, soprattutto quando il dispiacere e la messa in discussione di sè non si limitano al fatto contingente ma portano a conoscere più profondamente se stessi e alcune zone in ombra della propria personalità.

In quest’ottica il senso di colpa funge da stimolo per “migliorare” se stessi non solo sul piano della condotta sociale ma anche su quello della consapevolezza delle proprie dinamiche.

Di solito il senso di colpa inteso in questa eccezione positiva si impara durante l’infanzia. L’atteggiamento dei genitori così come il rapporto con gli altri bambini conducono ad un suo sviluppo equilibrato (non eccessivamente marcato ma nemmeno del tutto assente).

Le personalità sociopatiche e narcisistiche tipicamente sono incapaci di provare colpa e autentico desiderio di riparazione, per via dei modelli familiari disfunzionali e dei traumi subiti (che li portano a non sviluppare nessun sentimento di empatia verso l’altro).

Non a caso un criterio di “normalità” psichica consiste nella capacità di provare colpa a seguito dei propri desideri distruttivi, di frenarli nella realtà o di pentirsi quando il danno è stato fatto.

Il senso di colpa superficiale

Esiste poi un sentimento di colpa, oggi molto diffuso, che si correla per lo più a situazioni banali, come aver mangiato troppo, non essere andati in palestra, aver detto una bugia o non essere usciti con tizio o caio.

In questo caso la colpa non riguarda la propria inadeguatezza “morale”, né si correla all’empatia verso il male inflitto all’altro.

Qui la colpa è un sentimento superficiale, in cui al centro c’è il rammarico di non aver curato abbastanza l’immagine socialmente desiderabile di se stessi.

In questi casi anche quando ci si sente in colpa per aver disatteso le aspettative dell’altro il focus è su se stessi e sulla figuraccia fatta.

L’empatia in questo tipo di colpa è assente così come la dimensione morale.

Non di rado la colpa viene esibita all’altro a fini manipolatori, per riconquistarlo e ripristinare così la propria immagine ideale.

Nessuna riflessione critica e profonda accompagna questo tipo di sensi di colpa, che appaiono più che altro l’esito di modalità vittimistiche (del tipo lacrime di coccodrillo).

Il senso di colpa inconscio

Questa tipologia di senso di colpa è quella di maggiore rilevanza per ciò che riguarda il malessere psicologico.

Innanzitutto in questi casi non si tratta di un episodio specifico che scatena la reazione auto colpevolizzante.

Il sentimento interiore di aver fatto qualcosa che non va, di essere cattivi o inadeguati nei rapporti interpersonali è totalmente slegato dai fatti ma costituisce un sottofondo costante negli strati profondi della personalità.

A livello cosciente chi soffre di questa tipologia di senso di colpa si rende conto di essere una “bella persona”, magari anche umanamente e intellettivamente dotata, ma a livello inconscio “si sente” non degno e meritevole di apprezzamento.

Così anche delle vere e proprie inezie possono risvegliare la percezione di inadeguatezza colpevole, che può portare a comportamenti ed atteggiamenti difensivi non costruttivi, esageratamente passivi o auto aggressivi.

Ad esempio si possono accettare situazioni, dinamiche, pretese e critiche assurde, che vengono considerate giuste perché in linea con tale vissuto inconscio di indegnità.

Oppure si possono lasciar sfuggire delle opportunità importanti, perché ci si considera non meritevoli.

In ogni caso prevale sempre la tendenza a volersi migliorare eccessivamente, sottoponendosi a stress considerevoli perché si pensa di non andare bene così come si è.

Essendo inconscio questo vissuto generalmente non viene riconosciuto, perché guida la condotta totalmente al di fuori della consapevolezza.

La psicoterapia del senso di colpa inconscio

Il senso di colpa inconscio può essere visto per la prima volta proprio tramite un percorso di psicoterapia e portare a un ribaltamento totale della visione delle proprie scelte e della propria vita.

Entrare in contatto col vissuto inconscio di colpa è molto doloroso, eppure costituisce il primo passo per trovare finalmente la propria collocazione nel mondo, quella che dà pace e fa sentire al posto giusto.

Ricominciare a sentirsi degni di esistere è possibile, ma a tal fine è essenziale quel lampo di consapevolezza in cui ci si guarda come allo specchio per la prima volta.

Allora tutto il percorso successivo risulta in discesa.

Si possono così capire le ragioni profonde alla base della colpa, ricostruendo i vari perché (che affondano le loro radici nel passato e nella famiglia di origine).

Ma tale lavoro di reinquadramento della propria storia sarebbe inutile e intellettualistico senza un correlativo sentimento di alleggerimento.

Il momento di svolta, quello davvero terapeutico, coincide con la sorpresa dolce amara di "vedersi" senza giudicarsi.

Il macigno della colpa viene così collocato altrove, a volte da nessuna parte, perché con il tempo e il lavoro su se stessi si impara a capire i perché senza attribuzioni sterili di colpe.

Quando si impara a guardare, a osservare pazientemente e imparzialmente se stessi, l’altro e l’intreccio relazionale che ne deriva, si entra in una dimensione emotiva e psicologica profondamente rinfrancante.

Ci si libera dalle sovrastrutture del giudizio e della rabbia, per far strada a una comprensione ampia e lucida che fa vedere al di là delle colpe e avvia verso un’arrendevolezza morbida, lontana dalla lotta  ma anche dalla rinuncia.

È saper “stare” con se stessi e in presenza degli altri, saper accettare e concepire che esista un destino misterioso.

Esso comprende nel suo cerchio anche il dolore e il divenire, la delusione e la trasformazione di tutte le cose, senza che sia colpa di nessuno.

Aiuto psicoterapeutico