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Egoismo ed egocentrismo: quali sono le vere differenze?

Quadro con paesaggio marino di Sibilla Ulivi

Le caratteristiche di egoismo ed egocentrismo

Egoismo ed egocentrismo sono termini spesso utilizzati in maniera imprecisa o come sinonimi.

In realtà essi, anche se riguardano entrambi il rapporto non equilibrato con l’Io, si collegano ad atteggiamenti psicologici non sovrapponibili ma dal simile impatto sulla vita personale e di relazione.

L’egoista inoltre può essere anche egocentrico e viceversa, ma non esiste un rapporto di correlazione fra i due modi di essere.

Per l’egoista il problema limitante dato dall’Ego si pone sul piano dell’affettività (non amare nessuno al di fuori del proprio Ego), mentre per l’egocentrico esso si posiziona su quello del pensiero (non concepire minimamente il punto di vista dell’altro e il limite della propria visione del mondo).

L’amore per se stesso dell’egoista

L’egoista coltiva un legame di amore esclusivo con il proprio Ego, nel senso che i suoi orizzonti affettivi comprendono unicamente il proprio benessere e il proprio utile.

Egli ama le cose più delle persone e tratta le persone come cose, sempre nella misura in cui esse possono gratificare i suoi bisogni.

L’aridità affettiva appartiene strettamente all’egoista, proprio per questa sua incapacità di interessarsi gratuitamente e senza secondi fini all’altro da sé.

Anche quando sembra genuinamente interessato e coinvolto affettivamente, l’egoista rivela se stesso nel momento in cui l’altro mostra dei bisogni non in linea con i propri e che presumerebbero una qualche sua rinuncia.

L’egoista non si priva mai per l’altro, non è generoso, non gode del benessere dell’altro. È incline piuttosto a sentimenti di invidia e di rivalità per il possesso di un oggetto o di uno status che considera nei termini di un vantaggio personale.

Egli può essere cosciente di questa sua caratteristica, può cioè vedersi da fuori e, benché di controvoglia, ammettere il proprio individualismo e la propria tirchieria sentimentale.

Inoltre può tentare di camuffarsi con atti di finto altruismo, della cui falsità è sempre comunque consapevole. Il motivo per cui cerca di migliorarsi è di natura egoistica: per lui farsi ben volere è il fine diretto di una buona azione, non l’esito involontario.

In cuor suo l’egoista sa di questo suo mettere se stesso al primo posto sempre e comunque, e non intende rinunciarci.

L’egoismo può essere costituzionale oppure acquisito come una difesa dopo ripetute delusioni e ferite importanti.

Più la presenza intermittente dell’altro (il suo essere sfuggente, ambivalente, inaffidabile o abbandonico) è stata precoce nella vita dell’egoista, più il tratto risulta marcato e pervasivo.

In alcuni casi in analisi è possibile ritornare alla ferita originaria e riconnettersi alla parte ferita, in modo da sbloccare l’affettività inibita. Questi passaggi sono comunque molto difficili, perché l’egoista vero ama le sue difese e se le tiene strette come un bene salvavita.

A volte la sterilità affettiva della sua vita gli va stretta, allora cerca chi gli voglia bene. Amare per lui è un atto impossibile.

L’ipertrofia dell’ego dell’egocentrico

L’egocentrico invece non necessariamente ha a cuore solo se stesso. In lui in prima battuta il problema non si situa sul piano dell’amore ma dell’autocoscienza, intesa come capacità di vedere se stessi da fuori e di relativizzare i propri pensieri, considerandoli non esaustivi di tutto il campo del possibile.

Il pensiero in questo soggetto è ridotto a un satellite del proprio Ego.

L’incapacità di mettere da parte il proprio punto di vista impedisce di comunicare efficacemente con l’altro e di entrare in contatto con lui empaticamente, il che ha delle ricadute importanti sulla vita di relazione.

La solitudine dell’egocentrico non deriva dall’avere a cuore solo i propri bisogni come nell’egoista, ma da questo strapotere del suo Io, che gli impedisce di entrare in contatto con l’altro e gli fa collezionare ennesimi fallimenti empatici.

Come si fa a stabilire un ponte verso l’altro se ci si ritrova totalmente “invischiati” in se stessi?

Inoltre l’altro, non sentendosi visto e ascoltato, tende ad allontanarsi da lui, rinforzandone ulteriormente la visione egocentrica (lui sbaglia, non capisce ecc..)

L’egocentrico inoltre commette sistematicamente errori di valutazione, per via di questo accecamento provocato dalle proprie idee e fantasie, non messe al vaglio da parte di una ragione imparziale e obiettiva.

L’egocentrismo così spesso sconfina nelle manie di onnipotenza; se l’egocentrico si trova in posizioni di potere i disastri sono assicurati.

La sua tendenza è quella ad agire sulla scia dell’ esaltazione, proprio perché l’anello mancante è il senso critico in relazione a se stessi.

Quando dopo uno dei suoi agiti poi le cose non vanno come si aspetta l’egocentrico abbandona la partita, dedicandosi ad altro o rabberciando soluzioni che non fanno altro che peggiorare le cose.

Il suo deficit analitico gli rende molto difficile beneficiare pienamente dei percorsi di psicoterapia, che finisce perlopiù per “usare“ per cercare conferme della sua visione egocentrica, per scaricare la frustrazione, lamentarsi o esprimere stupore quando le cose non vanno come lui si aspetta.

Anche per l’egocentrico, analogamente all’egoista, l’ipertrofia del pensiero può essere considerata come una difesa

Se per l’egoista la difesa è nei confronti dell’incoerenza e aleatorietà del comportamento dell’altro, per l’egocentrico essa essa si pone soprattutto come soluzione all’assenza tout court dell’altro, a un buco nero sperimentato nella propria storia infantile.

Nel secondo caso i meccanismi difensivi sono più primitivi a causa del deficit marcato a cui è andato incontro nell’infanzia.

L’onnipotenza dell’egocentrico infatti è una compensazione che rovescia un sostanziale senso di nullità, dato da un fallimento nel rispecchiamento e nella relazione primaria con l’altro.

La psicoterapia, se è vero che va frequentemente incontro a fallimenti, si configura però come una modalità dialogica inedita nella vita di questi soggetti e può piano piano, se non distruggere, almeno ammorbidirne la rigidità (permettendo una vita di relazione un po’ più soddisfacente).

Aiuto psicoterapeutico , Guarire dai sintomi

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