Ansia
Che gli uccelli dell’ansia e della preoccupazione volino sulla vostra testa, non potete impedirlo; ma potete evitare che vi costruiscano un nido.
Proverbio cinese
Caratteristiche dell’ansia: batticuore, rigidità muscolare, senso di allerta, di attesa come di fronte a un pericolo imminente, una minaccia indistinta, che non si sa giustificare. Questi stati possono essere continui, con la sensazione che le giornate ne siano dominate, oppure intermittenti, e si verificano se ci sono determinate condizioni, situazioni, persone.
Spesso lo stato angoscioso viene innescato da un interrogativo che viene formulato inconsciamente: cosa vogliono gli altri da me? Come mi vedono? Cosa si aspettano che io sia, faccia, dica? Come faccio a rendermi desiderabile? Come posso al contrario sottrarmi da ciò che ci si attende da me? L’ansia secondo questa logica è suscitata dal non sapere che cosa siamo per gli altri oppure al contrario nasce dalla certezza di essere visti e giudicati in un certo modo. Siamo ansiosi in tutte quelle situazioni in cui le interpretazioni abituali che utilizziamo per decodificare le intenzioni degli altri (che quindi ci danno sicurezza, ci fanno stare tranquilli) non funzionano più, non si applicano. Oppure ci agitiamo quando ci sentiamo in gabbia, imprigionati in una relazione soffocante.
In una parola l’ansia emerge quando siamo confrontati con le aspettative altrui che o ci sfuggono, non siamo in grado di inquadrare, oppure sono troppo chiare e pressanti. Queste situazioni sono vissute come potenzialmente pericolose, ci fanno sentire scoperti, impotenti, schiacciati, non più padroni del nostro corpo. Il cuore batte forte, ci manca l’aria, ci irrigidiamo.
L’atteggiamento ansioso oggi è molto diffuso anche perché a livello sociale siamo bombardati da messaggi in contrasto fra di loro e che confrontano con una capricciosità difficile da decifrare: l’eccellenza in tutti i campi ma anche l’eterna giovinezza, l’aggressività ma anche il sorriso, la seduzione ma anche la morale, l’individualismo ma anche la socialità ecc… Lo si vede bene negli ambienti di lavoro, nelle relazioni con i colleghi o in quelle intime. Essere compiacenti, ubbidienti, “bravi”, “camaleontici” o al contrario provocatori e “ribelli” sono alcuni dei modi che troviamo per far tacere l’ansia, contenerla, localizzarla. Ma non la placano, non fanno altro che farla aumentare.
L’ansia può allora essere vista non solo come uno stato fastidioso di cui liberarsi ma anche come un’occasione per capire il modo in cui funzioniamo. L’analisi ci fa realizzare come sia possibile distaccarsi dai diktat sociali, disinteressarsi rispetto a ciò che gli altri vogliono da noi. Impariamo a vedere come gli altri spesso non vogliano proprio niente, dato che sono già tanto occupati da loro stessi.