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Scacchi della sessualità maschile: il complesso paterno

Gerard Pommier, nel suo "Del buon uso erotico della collera", dedica un capitolo al tema dell'eiaculazione precoce maschile, offrendo un modello interpretativo che chiama in causa la figura mitica del padre primigenio.

Grazie al corpus teorico della psicoanalisi freudiana lacaniana, ne individua una chiave di lettura che chiama in causa la psiche e l'inconscio, in contrapposizione alla medicalizzazione imperante ai nostri giorni. Chi approda ad una consultazione psicoanalitica in effetti preferisce, in prima battuta, tutte le spiegazioni e tutti quei metodi (farmaci, macchinette, interventi chirurgici ecc...) che risparmiano di scoprire le vie, anche umilianti, battute dall'inconscio.

Una particolarità distintiva dell'eiaculazione precoce è la sua esclusività nel sesso maschile. Non esiste infatti nessun corrispondente femminile: anche quando la donna vive una precipitazione del suo godimento ciò non fa sintomo nè per lei nè per il partner, anzi. Ecco che la sofferenza legata al sintomo è legata al piacere dell'amante, alla percezione di non essere all'altezza.

Non è un caso, secondo Pommier, che l'eiaculazione precoce si palesi generalmente nel momento in cui l'uomo percepisce l'approssimarsi del godimento femminile. Ciò che è desiderato coscientemente (tanto da suscitare sofferenza nel non venire appagato)  è dunque al contempo inconsciamente temuto. Perché? Cosa rappresenta il godimento femminile? 

Dall'autoerotismo all'erotismo 

Il passaggio dall'autoerotismo all'erotismo (dai preliminari pulsionali all'atto sessuale vero e proprio) comporta un salto qualitativo, un passaggio pericoloso, una sorta di "capo Horn" spesso segnato da un'angoscia insormontabile che esita in impotenza tout court o in conclusione intempestiva. Angoscia e godimento mostrano qui la loro parentela stretta: si mescolano e si confondono. 

Una prima spiegazione concernerebbe il rapporto dell'uomo con la donna. Per alcuni uomini il godimento della compagna  attiverebbe un'angoscia di castrazione suscitata dalla potenza del desiderio femminile in quanto tale. Che vuole da me?  È l'immagine della così detta "vagina dentata" il cui abisso tagliente terrorizzerebbe proprio nel momento cruciale. 

Per Pommier tale visione risulta però incompleta, perché l'angoscia di castrazione non viene così articolata al complesso paterno inconscio. Perché il femminile risulti così sintomaticamente angosciante bisogna guardare al padre e alle vicissitudini edipiche. 

I due volti del padre

Il mostrare  apertamente il proprio godimento da parte della donna viene inconsciamente interpretato da molti uomini sintomatici come segno di decadimento morale e di prostituzione. E cos'è la prostituzione se non passione impersonale per il sesso maschile, per una potenza sessuale anonima al di là del rappresentante del momento? 

Dunque nel numero innominato di uomini ecco ricomporsi la figura del padre mitico, il padre dell'orda, che gode di tutte le donne senza permettere a nessuno di fare altrettanto. Non si tratta di qualcuno in particolare, ma della maschera del padre onnipotente castratore con cui il padre si ricopre il volto in particolare nel secondo tempo dell'Edipo, fase intermedia necessaria ad assumere successivamente l'insegna fallica ( il no che separa la coppia madre bambino, che ristabilisce chi ha la potenza fallica e chi non la ha).

Allora il ritirarsi dell'erezione o la rapida conclusione sono segno di sottomissione a tale figura, non superata e simbolizzata nell'inconscio nella seconda figura del padre simbolico, ovvero del padre morto, spirituale  (il  padre del terzo tempo, ucciso e superato nell'identificazione, garante del legittimo esercizio della sessualità). La simbolizzazione permette infatti di appropriarsi virilmente della potenza, lasciando sul campo il fantasma più o meno commovente del padre morto. 

Nell'eiaculzione precoce in un soffio la "puttana" si ricongiunge alla madre, determinando la caduta fallica. Come si fa a godere della madre su cui c'è il veto del padre castratore? Nell'inconscio assistiamo dunque ad una fissazione al secondo tempo dell'Edipo, quello in cui prevale l'immagine del padre violentatore. Chi non è mai riuscito a liberarsi del giogo paterno sperimenta tali inconvenienti sintomatici, frutto dell'impossibilità  di uccidere il padre interdittore del godimento. 

La cura 

Pommier sostiene come in linea di principio la manovra terapeutica sembri facile: basta disgiungere le due figure paterne, permettendo alla seconda di simbolizzare la prima. Come? In un certo senso quasi automaticamente: l'analista incarna la seconda figura paterna, quella "buona", tutelare, da cui ci si attende la salvezza. Inoltre egli è in posizione di impotenza sessuale per via del dispositivo analitico: nel silenzio dell'ascolto e della neutralità.

Così abbastanza spesso la vita sessuale dell'analizzante si tempera senza altri procedimenti (il discorso vale per gli uomini ma anche per le donne, che piuttosto soffrono di sintomaticità che escludono il godimento sessuale). 

Ora il padre castratore si declina in padre rivale ( schiacciante per impedire il possesso della madre) e padre seduttore ( più intrusivo e quindi più vicino all'immagine del violentatore). Il parricidio del padre rivale è dunque diverso da quello  del padre seduttore. I fantasmi che ne derivano sono diversi, l'uno più maschile e attivo, l'altro più passivo.

Allora lo smontaggio del sintomo sarà più complesso e problematico nel caso di fantasma passivo: qualsiasi gesto autoritario dell'analista, per quanto bonario, finisce con il rinforzare la figura paterna e pertanto il sintomo ( come si vede bene nel l'isteria maschile e femminile) 

Si dovrà trovare un modo di volta in volta che tenga in tensione un rivivere il reale insopportabile e non superato del passato, con il presentificare agli occhi del paziente l'esistenza di un principio paterno non autoritario.

Sessualità , Rapporto uomo donna