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Incomunicabilità uomo donna

Una buona quota della così detta “incomunicabilità” fra uomo e donna non la dobbiamo a differenze comportamentali ed emotive “innate”. Nella determinazione di fraintendimenti, delusioni, rabbie e sofferenze giocano infatti  un ruolo fondamentale le reciproche nevrosi, alla cui base troviamo  invariabilmente  problematiche inconsce a livello del rapporto con il genitore del sesso opposto.

Dunque al cospetto del partner i soggetti coinvolti “rivivono” qualcosa dell’antica ferita, mettendo inconsciamente in campo dei meccanismi difensivi incomprensibili agli occhi dell’altro, in quanto sganciati dal qui ed ora e dalla persona in carne ed ossa del compagno.

L’insoddisfazione isterica

Abbastanza nota è la modalità femminile di matrice isterica. Il punto di scaturigine del conflitto isterico sta nel rapporto con il padre, sempre fortemente ambivalente. Generalmente si tratta di un amore enorme, nutrito specialmente nell’infanzia. Un amore però che ad un certo punto  incontra una pesante frustrazione. Un padre collerico, abbandonico, malato, frustrato. Un padre cioè che cambia, che mostra repentinamente un altro volto, che involontariamente passa un  messaggio di non amore.

Questo “non amore” percepito  si attacca sia alla fanciulla,  come una sorta di marchio invisibile interno denotante la sua non amabilità, che alla figura dell’uomo, considerato come qualcuno che deluderà o farà del male.

La donna con tratti isterici allora, in virtù di questa sua psiche inconscia,  tende ad utilizzare il rifiuto come meccanismo di difesa verso il maschile. Esso accompagna sempre, come un pesante macigno, ogni domanda d’amore. Si tratta di una sorta di test inconscio a cui la donna sottopone incessantemente l’uomo.

Le modalità possono variare: da un più freddo  tenersi sempre un po’ distaccata, un po’ sulle proprie,  ad un più caldo richiedere molta presenza e al tempo stesso allontanare teatralmente. In entrambi i casi lo scopo è vedere se l’altro resta, se resiste alla freddezza o agli attacchi, in ogni caso se la vuole davvero, se insiste, se la domanda nonostante lei sia stata poco carina e amorevole.

Ora va da sé che in minima parte un meccanismo simile non sia disturbante per il maschio; per alcuni può rendere la donna interessante, può incuriosire, far tenerezza.  Ma, nel suo lato più francamente nevrotico, il rifiuto come test perpetrato senza misura  finisce per sfibrare l’uomo, anche quello armato di migliori intenzioni. L’uomo a sua volta ha bisogno di sentirsi accolto, per cui l’attacco lo vive come rivolto a se stesso. Non capisce quanta domanda d’amore ci sia dietro a certi isterismi e, classicamente, con la sua freddezza o con la sua aggressività li esaspera, li ingigantisce a dismisura.

All’isterica a volte basta un abbraccio per placarsi, una parola, un segno d’amore. Tuttavia, se non coglie nella sua stessa psiche la stortura e crede d’essere in diritto di comportarsi sempre e comunque come una prima donna, alla prima occasione ricomincia da capo, con il risultato di esasperare il compagno o peggio di “castrarlo”, riducendolo ad un cagnolino in balia dei suoi capricci.

E questa trasformazione dell’uomo dei sogni in cagnolino è molto pericolosa perché a quel punto l’isterica perde interesse. Lei inconsciamente vuole l’uomo che non la ama, vuole il padre padrone. Vuole, al fondo, un uomo autoritario. Come potrebbe amare un uomo che cede, un uomo davvero innamorato?

La sfida  per l’uomo alle prese con un’isterica “scatenata”, non trattata, non consapevole di se stessa è quella di accoglierne  la domanda d’amore, riconoscerla dietro al rifiuto senza prostrarsi come un paggetto innamorato, rimanendo saldo nella propria virilità. Fermo restando che, dal momento che  nelle relazioni si è in due, anche la controparte femminile è chiamata a fare degli sforzi per abbandonare il godimento inconscio dei suoi meccanismi infantili e per imparare a “stare” nella soddisfazione, ad apprezzare la vulnerabilità dell’uomo che la ama davvero.

Il baluardo ossessivo

E sul versante maschile? Che cosa fa impazzire le donne in rapporto alle nevrosi degli uomini?
Se il problema per l’isterica si situa per lo più a livello del rapporto con il padre, per il maschio la questione riguarda la madre.

Lungi dagli isterismi, l’uomo tende all’eccesso di controllo, alla ragionevolezza, alla chiusura a cui seguono, come fulmini a ciel sereno, scoppi di aggressività trattenuta. È la nevrosi ossessiva, che ha come sfondo un materno ingombrante. Madri perennemente malate, fragili, insoddisfatte, madri da consolare, madri con cui i rapporti sono stati intensi e in qualche maniera “privilegiati”, velatamente “incestuosi”. Il tutto caratterizzato da una certa lontananza del padre, in una latitanza nel soddisfare la madre.

Molte nevrosi al maschile si spiegano con un innamoramento irrisolto nei confronti della propria madre, che li ha schiacciati nella posizione di colui che deve soddisfare la madre insoddisfatta. Non mancano nelle storie di questi uomini ribellioni improvvise. Non è un problema che riguarda solo il così detto “bravo ragazzo”; anche il ribelle anticonformista, seduttore e donnaiolo spesso nasconde problematiche simili.

Al centro c’è una coazione a soddisfare la donna, ad essere l’amante perfetto, a “fare” tutto per lei per godere dell’effetto gratificante di ritorno. Ma, accanto a questo “dare” , c’è un blocco nella possibilità di “donarsi”  profondamente, al livello dell’essere, dunque a livello dell’amore.

Il timore inconscio di cui patiscono questi uomini è di venir integralmente risucchiati dalla madre. La strategia di sopravvivenza è allora dare un po’, tenerla buona, godere dell’effetto di ritorno della gratificazione ma poi “eclissarsi”, sparire, sprofondare nella freddezza, nel distacco, nell’indisponibilità per difendersi dal rischio dell’annichilimento nel vortice insaziabile del femminile.

Si capisce allora come la coppia isterica-ossessivo sia così potenzialmente esplosiva e così condannata all’incomunicabilità,  nonostante l’attrazione, le affinità e via discorrendo. Se l’isterica vuole tutto, vuole essere amata incondizionatamente, l’ossessivo come può non venir percepito come il padre tanto desiderato e tuttavia non sempre amorevole e più spesso frustrante? E come può, dal canto suo, l’ossessivo non scambiare la domanda d’amore della sua partner per una volontà di dominio soverchiante e asfissiante da cui tenersi ben alla larga?

Dunque né la lamentazione femminile “ è uno stronzo, è un vile”, né quella maschile “è una pazza, è irragionevole” hanno fondamento. Esse si basano sul proprio punto di vista, distorto dalle reciproche nevrosi.

Ciascuno dovrebbe fare allora un lavoro su se stesso, per mettere a fuoco i meccanismi patogeni e smettere di goderne ripetendoli ciecamente. A tutti è data la possibilità di lasciar andare, almeno in parte, bisogna però volerlo profondamente.

La donna è chiamata a rinunciare all’ideale di un amore continuo, pieno  ed irradiante in ogni istante della vita, mentre l’uomo ha di fonte a sé la sfida di coinvolgersi di più, di mettersi in gioco emotivamente, di mollare alla donna il cuore con la sicurezza che da questo contatto ne uscirà rinvigorito, ne verrà potenziato nello spirito vitale e non stritolato e distrutto.